L’ipertensione arteriosa – cioè valori pressori superiori a 140/90 mmHg - può comportare conseguenze sia nel breve che nel lungo periodo, di tipo e gravità variabile a seconda dei valori pressori, della loro durata nel tempo e della suscettibilità personale.
E’ quindi molto importante individuare precocemente i soggetti ipertesi e trattarli, in modo da prevenire o limitare complicanze a carico di cuore, arterie, rene, cervello e retina.
I sintomi più comuni sono la sensazione di “test vuota”, di scaso equilibrio, di mal di testa o di acufeni. Tuttavia spesso non ci sono segnali e la diagnosi viene posta tardivamente, in occasione di una complicanza, come un ictus o uno scompenso cardiaco. Misurare periodicamente la pressione è l’unico modo che ci permette di individuare i pazienti asintomatici.
Nel caso venga diagnosticata un’ipertensione arteriosa è quindi bene rivolgersi ad un internista, cardiologo o nefrologo: il suo compito sarà quello di stabilire se si tratta della forma più comune di ipertensione arteriosa (cosiddetta "essenziale") o di una forma secondaria ad altra patologia e di valutare il grado di compromissione d'organo.
Lo specialista, valutando caso per caso la storia clinica del paziente, può proporre di approfondire con esami specifici ad esempio:
In base alla storia clinica e all’esito degli esami, il medico sceglierà la terapia più idonea per il paziente.
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