L'embolia polmonare è una malattia che può esordire con la morte improvvisa; tuttavia nella maggior parte dei casi si manifesta con dispnea da sforzo, dolore toracico o sincope. In una minoranza di pazienti invece non dà sintomi ed è un riscontro occasionale nell'ambito di esami strumentali eseguiti per altri motivi.
E' causata generalmente dalla presenza di un coagulo che, staccatosi da un trombo a livello degli arti inferiori, attraverso il circolo sanguigno raggiunge il circolo polmonare dove va ad occludere una o più arterie.
L'embolia polmonare può presentarsi in pazienti affetti da neoplasie maligne, dopo interventi chirurgici, in caso di allettamento prolungato, terapia estroprogestinica o per predisposizione genetica (rilevabile con lo screening trombofilico); talvolta non si riesce a trovare una causa vera e propria, e allora si parla di "embolia polmonare idiopatica".
La cura consiste nella terapia anticoagulante, da proseguire per un minimo di tre mesi fino ad un tempo indefinito (spesso a vita), a seconda della causa e della storia clinica del paziente.
Una volta fatta la diagnosi e iniziata la cura, a distanza di tempo è importante verificare che i coaguli arrivati ai polmoni si siano risolti: in caso contrario infatti può insorgere una patologia cronica chiamata ipertensione polmonare cronica tromboembolica che non consente un' adeguata ossigenazione e causa affanno al minimo sforzo.
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